file di macchine morte al parcheggio stazionavano
in attesa...
non c'era un solo alito di vento
e i rumori
ovattati ...
le arrivavano distanti...
il mare di sogni infranti
che le si agitavano nella testa
erano un puzzle impazzito
e come in un eterno gioco del quindici
si scomponevano e con fatica
si ricomponevano.
Non sapeva ancora cosa doveva fare.
Non era inusuale in lei,
questo confronto con se stessa...
Pensò al perchè le riuscisse sempre difficile
prendere una qualche decisione e mantenerla...
In lei si animavano da sempre correnti contrarie
pensava sempre a tutto ma sopratutto
a cosa ne avrebbe detto sua madre...
La sua vita era stata una costellazione di errori?
O aveva semplicemente seguito il suo istinto?
Vide il semaforo rosso solo dopo che
un tizio imbufalito le ebbe gridato istericamente
"spostati cretinaaa!!!!!!!!"
sempre più gentili questi ragazzi
ma non vedeva cheera una signora?
Guardò la strada davanti a se...
mura scrostate e logore...
puzza di piscio di gatto
rifiuti ovunque
terra e verde confinante con la città
vivere per lei, era ormai diventato
un motu proprio...
le serrande al mattino e alla sera
i soliti gesti annoiati...
e questa strada senza arrivo
che la portava sempre dove non voleva andare.
Il telefono squillò e lei nemmeno lo guardò
sapeva che era lui
c'era un lui nella sua vita...?
a volte se lo chiedeva lei stessa.
Non rispose.
Eva chiuse la borsa e continuò a camminare
mentre un altra auto sopraggiungeva dalla parte opposta.
E fu troppo tardi per stupirsene...
Ah pensò
questo è il bagliore di cui parlavano tutti
quando stavano per morire?
Ma noooo... si disse questa è la lampada della sala operatoria
le posero una mascherina
direttamente sul naso e sulle labbra
il sangue rappreso le si stirò sulla faccia
accidenti riuscì a dire
che cazzo mi è successo?
Cominciò a vedere un milione di stelle blu che le si
affacciavano in fronte.
Come una coltellata si infila in un pane fragrante
spezzettando lo spazio.
Il mare sotto era minaccioso
eppure pareva una notte tranquilla e piena di stelle...
Eva era appena uscita sulla spiaggia
jeans a vita bassissima che si doveva tirar sempre su con le mani
camicia di lino larga piena di fiori
sandali zingareschi e capelli fermati in testa da un nastrino di perline
colorato a disegni indiani ...
La luce del tramonto si scopriva all' orizzonte
come fosse improvvisamente apparsa...
era lì perchè ci DOVEVA stare
quasi come Eva, anche se non avrebbe dovuto..
Eva si sedette su di uno scoglio sotto al pontile
mentre la risacca consumava i pochi sassi rimasti
alla bonifica umana...
Respirava forte a pieni polmoni guardando le conchiglie sparse qua e là e osservando un granchietto che le camminava fin su di una gamba...
lo vide arrivare e sorrise suo malgrado...
Aveva i capelli lunghi mossi e sciolti sulle spalle
e quell' aria dinoccolata
appesa su quel sorriso stampato
la ferì di un dolore che somigliava tanto all' amore.
Le aveva detto di avere ventotto anni
ma sembrava fosse molto più vecchio
pareva il nonno di suo figlio
un bimbo di quattro anni
biondo e cicciottello...
che gli stava sempre appiccicato ad una gamba
e che piano piano si affezionava anche a lei
c'era anche il suo amico con lui
che le sorrise con cenno della testa
e si mise subito a scolpire
una delle sue madonne sulla sabbia.
Eva gli sorrise sfidandolo
lui si avvicinò e cominciò a baciarla...
il bimbo correva impazzito
tra la sabbia e il mare
mentre gli ultimi solitari abbandonavano la spiaggia
con gli asciugamani ancora bagnati.
La salsedine sulle sue labbra
si mischiava al sapore di birra
e le faceva venire il vomito
ma il suo bacio era dolce gentile
comprensivo oltre che accogliente.
I lunghi capelli biondi si intrecciarono con quelli di lui
che erano ormai quasi bianchi...
le piaceva quest' uomo
e i suoi pantaloni sdruciti attillati
e talmente stretti da mostrare tutta la sua virilità.
Lei non aveva mai visto un uomo nudo
una volta un amico di famiglia,
e quelli erano sempre generosi
nel mostrare quello che a una ragazzina
non si dovrebbe mai mostrare,
si era messo a gambe larghe davanti a lei
cercando di mostrarle quello che aveva tra le gambe
lei aveva visto solo una piccola cosa
e pensava che ne fossero decine di centimetri di quella pelle
e che stesse tutta arrotolata tra le loro gambe. Uomini.
Gli uomini in genere le facevano un pò schifo...
Ma questo tedesco che asseriva di avere
il doppio della sua età
le piaceva...
suonava la chitarra e cantava da dio
e beveva birra ma rimaneva sempre in piedi ...
non come il suo amico
che dopo un pò barcollava e se ne andava.
Lui restava lì, la sera al tramonto, a cantare canzoni.
Quasi sempre di cantautori americani o inglesi
Adorava Patty Smith e Joan Baez e Bob Marley e Dylan
lei studiava inglese a scuola
e lui le parlava in inglese..
You are a little girl le diceva
e lei I whant to come with you...
Not is possible le rispondeva lui
You are too little
but i cannot stay here
I come with you...
Nein rispondeva lui improvvisamente in tedesco
passavano i giorni e lei lo vedeva ogni giorno
più sofferente...
Finchè un giorno lui venne e le disse che doveva partire
che non poteva restare che alla fine le avrebbe fatto del male
e non voleva farlo...
si era limitato a strusciarsi fuori di lei
e questo ormai gli era chiaramente diventato
insufficiente... lei aveva 14 anni...
Le disse abbracciandola dolcemente
e con una sorta di lacrima che lampeggiava in un occhio
che sarebbe tornato a settembre... a Firenze
quando lei fosse stata a casa
che glielo prometteva..
Lei pianse per giorni e non uscì più sulla spiaggia al tramonto
stava chiusa a leggere da mattina a sera...
il mare ora le pareva solo un ricordo...
leggendo e cercando di capire
quello che lui le aveva scritto su di una foto
che le aveva regalato
Du wirst immen in meinen Hertz bleiben!
Finchè una notte di Settembre, dal balcone di casa
vide due fari nella notte che lampeggiavano
si chiese se non era ammattita
e strinse gli occhi per vedere meglio
c'era una mano che la salutava, con grandi gesti del braccio
ed era quella di un tizio coi capelli lunghi striati di bianco
i fari...che fendevano la notte come spot light di un teatro
erano quelli di una R4 beige...
Beige greige beige grey
Eva cercò con fatica di aprire gli occhi,
la luce a intermittenza le sondò le cornee
come un gatto al mattino ti graffia per svegliarti...
era circondata da camici verdi
le facce parevano preoccupate
e quei cazzo di tubi nel naso le davano fastidio
provò a strapparli ma la fermarono
tirò su l' altro braccio
e quel cazzo di ago le fece provar dolore
si sentiva tutta
scossa e dolorante
ma almeno non era in coma
Credeva...
Chiuse gli occhi rattristata e rassegnata
ma il bel sogno non ritornò...
almeno non subito....
5 commenti:
ancora...
dici?
^___^non so... ma mi sembra di intuire che è la storia romanzata (o forse no?...) di qualcuna che conosco... sbaglio?... Sai scrivere molto bene, dovresti metterti sul serio a scrivere un romanzo... Salutoni...
io non conosco nessuno di simile....presentamela...ciaooo Rafffff bacioooo
eh finalmente mi sono presa il tempo per leggere tranquillamente la terza puntata....brava Marziè....attendo con ansia la quarta...buona Domenicaaa! bacio Anna
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