IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentil anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
4 commenti:
Non ragionam di lor,ma guarda e passa...dietro l'angolo c'è un sorriso per te! Lieta
Nell'amicizia,più che nella bruschetta,bisogna equilibrare bene tutto, sia nel comprendere che nell'essere compresi,pedonare gli errori reciproci,ed essere sinceri sempre ed adeguarsi,dove si può,ai gusti o modi diversi dai propri,a tutto ciò il bene non può mancare.Io ho amicizie da lunghissimi anni,ma a volte ho sorvolato su cose che mi hanno ferita e ne sono contentaxchè certamente anche io avrò mancato in qualcosa,e l'amicizia è rimasta intatta e vera.Questo è ciò che penso.Ciao cara Marzia<3<3<3maman
Marzietta...io sò il pane, quella tale pagnotta...quella che dopo due settimane era ancora buonissima da mangiare!!! Lorena!
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