18 gennaio 2012

Rose d' amore e d' amicizia.

    IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
    Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentil anni caduto.




La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.




Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quiete.



Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.





































4 commenti:

Unknown ha detto...

Non ragionam di lor,ma guarda e passa...dietro l'angolo c'è un sorriso per te! Lieta

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Nell'amicizia,più che nella bruschetta,bisogna equilibrare bene tutto, sia nel comprendere che nell'essere compresi,pedonare gli errori reciproci,ed essere sinceri sempre ed adeguarsi,dove si può,ai gusti o modi diversi dai propri,a tutto ciò il bene non può mancare.Io ho amicizie da lunghissimi anni,ma a volte ho sorvolato su cose che mi hanno ferita e ne sono contentaxchè certamente anche io avrò mancato in qualcosa,e l'amicizia è rimasta intatta e vera.Questo è ciò che penso.Ciao cara Marzia<3<3<3maman

Anonimo ha detto...

Marzietta...io sò il pane, quella tale pagnotta...quella che dopo due settimane era ancora buonissima da mangiare!!! Lorena!

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